LA VIA FRANCIGENA PER LE MONTAGNE

Quest’estate è uscita in libreria un’interessante guida, curata da Davide Comunale, che traccia l’antica via regia che da Palermo portava a Messina, e poi sul continente, dopo l’anno mille. La via si dipana su un territorio nel quale il CAS è presente con numerosi rifugi e bivacchi.

“Immagina una rete viaria molto ramificata (…) su alcuni documenti scientifici che abbiamo ritrovato e che risalgono all’incirca all’anno Mille (…) editati dalle cancellerie delle corti Normanne o Sveve e quindi sotto Ruggero II o Federico II di Svevia o sua madre, Costanza d’Altavilla. A un certo punto [le cancellerie] avevano avuto l’esigenza di fare un resoconto di tutto ciò che possedevano. Allora era in uso la donazione che veniva fatta alle abbazie e il notaio la trascriveva indicando a chi appartenevano i territori; nell’elencare i confini a volte in alcuni documenti è scappata una dicitura che è un po’ anomala per la Sicilia ovvero ‘viam frangigenam’. (…) Di fatto, i Normanni sono conosciuti come ‘Franchi’. Veniva usato questo termine per indicare che quella via apparteneva al potere centrale. Erano strade sotto il controllo del re o dell’Imperatore. (…) Il nome della strada (…) risale a documenti del 1400 che indicavano che era una strada antica” (Davide Comunale su https://siviaggia.it/)

La Via Francigena per le montagne è lunga 375 km. L’itinerario attraversa tutto l’arco appenninico siciliano, un percorso continuo sui monti. Si parte dal mare per arrivare intorno ai 1200-1300 metri. Divisa in 20 tappe più una tappa conclusiva che porta alla punta della Sicilia sullo Stretto di Messina, dove una volta c’era il porto di traghettamento da cui partivano le navi che andavano in Terra Santa.

Il CAS è oggi parte integrante della storia di questa antica via, non solo con i suoi rifugi presenti sulle Madonie e i Nebrodi, ma anche con il Castellaccio di Monreale, il primo bene acquisito dal club più di cento anni fa. Il Castellaccio era infatti parte integrante di un vasto sistema di difesa-controllo del territorio, conseguente alla conquista normanna dell’isola dal 1061 al 1072. Il castello fu costruito intorno al XII secolo sotto Guglielmo II, insieme ai più famosi Duomo e Monastero di Monreale. Nel 1897 il monumento venne venduto dal Comune di Monreale al CAS, con l’impegno che quest’ultimo ne effettuasse il restauro e ne curasse il mantenimento. Dopo l’intervento di ripristino, il Castellaccio venne riaperto al pubblico nel 1906 divenendo, da quel momento, una stazione alpina del Sodalizio. Attualmente è una delle mete escursionistiche del comprensorio. Nel 1996 e nel 2009 sono stati effettuati ulteriori lavori di restauro e manutenzione che hanno permesso l’agibilità delle torri di nord-est e nord-ovest.