La storia del sentiero degli austriaci
Il sentiero degli austriaci fu costruito durante la Prima Guerra Mondiale (1916 circa) da un gruppo di prigionieri dell’Impero Austro-Ungarico di stanza a Monreale.
Nel 1915, l’Italia ruppe la triplice alleanza con l’Impero Austro-Ungarico e la Germania ed entrò in guerra al fianco di Inghilterra e Francia. Una delle prime azioni italiane dopo questo evento avvenne lungo il corso del fiume Isonzo, in Friuli Venezia Giulia. I prigionieri catturati durante questi scontri furono deportati anche in Sicilia, a partire dal novembre del 1915.
Tra i molti paesi siciliani che li ospitarono vi fu anche Monreale, dove arrivarono 38 ufficiali e 541 soldati semplici. Del campo di Monreale abbiamo alcune testimonianze dirette. Una rivista dell’epoca, l’Almanacco Italiano, racconta che i campi furono visitati da un delegato della Croce Rossa Internazionale, il professor D’Espine. Stando alla rivista: “A Monreale il professor D’Espine trovò un’ottima cucina fatta dagli austriaci secondo i loro gusti, sale da bagno per gli ufficiali e docce per le truppe.”
Non era però tutta una pacchia. Infatti, secondo le direttive del Ministero dell’Agricoltura e dell’Industria, i prigionieri dovevano essere utilizzati in lavori utili. Fu come parte di questi lavori che gli “austriaci” costruirono uno dei sentieri che porta al Castellaccio. Il percorso in questione consiste in una serie di sbancamenti e terrazzamenti in pietra che salgono a zig-zag sul monte.
Quella del Castellaccio non è l’unica opera di questo tipo costruita da prigionieri austriaci in Sicilia durante la Grande Guerra. A Caltavuturo, in contrada Chiusa, venne realizzata una rete di trazzere lastricate, alcune delle quali sono ancora oggi visibili.
Alcuni prigionieri erano minatori, in particolare quelli che venivano dalla Boemia, e quindi furono messi a scavare strade di montagna sulle Madonie e sui Nebrodi.
Tra la fine del 1917 e l’inizio del 1918, i prigionieri presenti sull’isola furono concentrati in alcuni campi della Sicilia orientale e meridionale, per poi venire rispediti nei loro paesi d’origine.