Nei giorni scorsi abbiamo svolto un sopralluogo esplorativo sulla Rocca di sciara, il monte di 1050 metri che sovrasta Caltavuturo, piccolo paese di origine araba. La zona presenta numerose bellezze, sia naturalistiche che archeologiche. Lungo il sentiero si può passare (a proprio rischio e pericolo) sotto una notevole falesia creata dall’incontro-scontro tra rocce calcaree e argillose. In questo punto anticamente si riparavano i pastori, e ancora oggi le pecore si riparano dal sole, come abbiamo potuto testimoniare.
Proseguendo s’incontra poi la “sciara”. Con questo termine dialettale si è soliti indicare gli accumuli di scorie vulcaniche che si formano sulla superficie delle colate laviche. In questo caso non è presente un vulcano, ma un rilevante affioramento di argilliti silicee esposte a elevata erosione. L’uso del termine sciara non è improprio, in quanto derivato dell’arabo ša῾ra, “terreno sterile e incolto”.
Una volta giunti in cima si trovano i resti di un eremo medievale. Da qui è possibile osservare molto bene le Madonie, che si trovano di fronte, la costa di Termini Imerese, e più in generale tutto il territorio dell’isola, a 360 gradi.
Durante l’escursione abbiamo poi avuto la fortuna di osservare un gruppo molto numeroso di falchi pecchiaioli.
Questi uccelli, che sono principalmente insettivori, tra maggio e giugno migrano lungo grandissime distanze dall’Africa verso l’Europa.
A questo link potete trovare un video del fenomeno: https://www.youtube.com/watch?v=46zR9Dj_ACU
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